
Nonostante i dati allarmanti, il consumo di acqua è in continua crescita nei paesi sviluppati, dove mediamente raggiunge i 300 litri di acqua al giorno (in Italia, 245 litri al giorno, dati ISTAT 2017), mentre in molti paesi in via di sviluppo, soprattutto in diverse zone dell’Africa, il consumo medio giornaliero è spesso inferiore a 10 litri pro-capite. A questo proposito, le principali Agenzie del mondo raccomandano un minimo giornaliero di almeno 20 litri di acqua pro-capite per i bisogni essenziali (cucinare il cibo e/o per lavarsi) e per mantenere un livello di vita dignitoso.

Una premessa doverosa che ci consente di ricordare che ancorché il Pianeta Terra sia ricoperto per quasi la sua totalità di acqua, quella cosiddetta “dolce” e utilizzabile corrisponde solamente al 3% del totale.

Proprio mentre scriviamo l’Italia settentrionale sta affrontando una siccità senza precedenti, con tutto il bacino del Po in secca, ma per gli italiani il valore dell’acqua è ancora poco chiaro.
E’ convinzione collettiva che bollette idriche siano troppo care ma la verità è un’altra, le tariffe italiane sono le più basse d’Europa (2,08 euro al metro cubo), la metà di quelle francesi (4,08 euro). Con l’aggravante di sovrastimare, anche di molto, la propria spesa annua e sottostimare i consumi effettivi.
Quanto descritto è rilevato dall’Osservatorio della Community Valore Acqua per l’Italia di The European House–Ambrosetti, che ha condotto un’indagine sul rapporto degli italiani con la materia prima per eccellenza.
Nella Scala delle tariffe, i consumi idrici sono all’ultimo posto ma la percezione sulla spesa è inversamente proporzionale, creando un paradosso esclusivamente italiano.
In un Paese dove il 40% dell’acqua immessa in rete va sprecata per perdite o allacci abusivi, oltre un terzo degli interpellati non sa nemmeno citare il nome del proprio gestore e oltre la metà non sa che le aziende del servizio idrico integrato si occupano anche delle fasi di depurazione e fognatura.
Un ulteriore singolarità rilevata dall’indagine è la scarsa fiducia nell’acqua che sgorga dal rubinetto: pur essendo l’Italia il secondo Paese Ue (dopo la Grecia) per livello di prelievi di acqua a uso potabile (oltre 150 litri al giorno per persona), solo un terzo degli italiani beve abitualmente acqua del rubinetto, nonostante la qualità dell’acqua di rete sia tra le più migliori in Europa.
Gli Italiani sono i primi al mondo per consumo di acqua in bottiglia, con il consumo di oltre 200 litri pro capite l’anno, un dato che stride se consideriamo l’alta qualità dei nostri acquedotti e la fatica che facciamo a spostare le casse dal supermercato all’abitazione. Tradotto in cifre, supponendo che il costo di una cassa da sei bottiglie sia pari a 2 euro, scegliamo di spendere cento volte di più per ottenere la medesima qualità.
Ed un ulteriore singolarità che emerge dall’indagine è che nonostante la percezione di una spesa in bolletta troppo onerosa, oltre metà degli italiani sarebbe disposta a pagare di più per rendere il servizio più efficiente e sostenibile.
Si potrebbero fare ulteriori e significativi passaggi, crediamo però che quanto emerso possa esser sufficiente a far capire che su questa vitale materia prima ci sono troppe contraddizioni.
Istituzioni e privati devono fare la loro parte, noi con questo articolo proviamo a fare la nostra, l’acqua è vita e il suo cattivo uso o addirittura spreco deve essere fermato, non aspettiamo che si scateni una guerra anche per approvvigionamento idrico. L’ACQUA E’ UN BENE UNIVERSALE, CHE RIMANGA TALE.
Razionalizzare la questione renderà la società mondiale migliore.
La Repubblica italiana
La Repubblica italiana cambierà solo quando chi ha l’età della pensione farà il pensionato. Tutto il resto è noia e incapacità. Buon anno